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«L’Aquila diventi patrimonio dell’UNESCO»
Nonostante le gravi condizioni dovute al sisma e agli innumerevoli problemi ancora persistenti, un dato positivo arriva da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile. I dati parlano di 4.950 opere d’arte recuperate e messe in sicurezza in chiese e palazzi gravemente danneggiati dal terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito la città dell’Aquila. Statue, dipinti, sculture, oggetti sacri e liturgici sono stati recuperati tra le macerie grazie all’impegno delle istituzioni, dei Vigili del Fuoco, delle Soprintendenze, delle forze dell’ordine e dei 350 volontari di Legambiente specializzati nella salvaguardia dei beni culturali in caso di calamità, che fin dal primo momento dell’emergenza hanno messo a disposizione energie e competenze. Sono stati inoltre posti in salvo 247.532 volumi, alcuni dei quali antichi e pregiati, provenienti dagli archivi storici e dalle biblioteche dell’Aquila, principalmente la Biblioteca Arcivescovile e quella del Convento di Santa Chiara.
Nell’ambito de L’Arte Salvata, la campagna di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, realizzata con il patrocinio del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sono stati presentati i dati confortanti nel corso di una conferenza stampa a L’Aquila, nella sede dell’Accademia di Belle Arti, alla presenza delle maggiori autorità.
Le opere salvate risalgono dall’età medievale a quella contemporanea: per esempio una Madonna con bambino del XII secolo, la croce processionale dell’Arcivescovado in bronzo del XIII secolo, un dipinto attribuito a Raffaello e un Cristo dipinto da Mattia Preti.
I volontari di Legambiente hanno operato in edifici di straordinario interesse storico-artistico, come la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, il Museo Nazionale d’Abruzzo nel castello Cinquecentesco, il Duomo dei SS. Massimo e Giorgio, la Basilica di San Bernardino, il palazzo dell’Arcivescovado, la Chiesa del Suffragio o delle Anime Sante.
«L’esperienza degli interventi sui beni culturali durante l’emergenza in Abruzzo – spiega Simone Andreotti, responsabile nazionale di Legambiente protezione civile – dimostra come l’alto livello di specializzazione raggiunto in molti campi dai volontari sia una qualità positiva del sistema di Protezione civile italiano da valorizzare sempre di più. La tempestiva attività di recupero delle opere d’arte nel momento di un evento calamitoso – conclude Andreotti – consente non solo di limitare i danni a cui sono esposte le opere ma anche di prevenire i furti per i quali le condizioni di emergenza sono troppo spesso un terreno fertile».
L’obiettivo principale della campagna L’Arte salvata è quello di informare i cittadini e sensibilizzare le amministrazioni locali sulla necessità di una tutela attenta e costante di tutti i beni culturali presenti sul territorio, e sull’importanza di operare a tutti i livelli per realizzare in tempo di pace un sistema che sia pronto a intervenire in caso di calamità per tutelare i beni culturali, patrimonio di identità per il territorio.
«I risultati raggiunti nella salvaguardia del patrimonio culturale durante l’emergenza all’Aquila – dice Angelo Di Matteo presidente di Legambiente Abruzzo – sono senz’altro importantissimi e costituiscono una testimonianza positiva. Ma finita l’emergenza è necessario restituire le opere d’arte recuperate alla fruizione dei cittadini, rendere possibile il loro ritorno nelle collocazioni originarie, poiché esse rappresentano un bene comune di primaria importanza. In questo senso Legambiente continuerà il suo impegno sostenendo tra l’altro l’idea che L’Aquila diventi patrimonio dell’UNESCO, luogo simbolo, ferito dai gravi lutti e dalle devastazioni del terremoto, che torni nel più breve tempo possibile ad essere città viva ricca di storia, di cultura e tradizione».
Intanto, il 16 aprile, in apertura della Settimana della Cultura, verrà inaugurata la mostra Terra Madre Abruzzo, organizzata da Legambiente, in collaborazione con il Mibac-Direzione Regionale per i Beni Storico-artistici e paesaggistici d’Abruzzo e con il museo di Celano, realizzata con i fondi del collegio dei geometri della Toscana. Una sorta di “laboratorio aperto” nel museo di Celanoche, per l’occasione, ospiterà sette madonne risalenti al 400 e al 500, recuperate nel Museo nazionale d’Abruzzo all’Aquila, di cui sarà possibile (su prenotazione) seguire le diverse fasi del restauro.
Silvia Donnini