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IL PARTIGIANO FRANCO PASSARELLA
A Bologna, il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” si riconferma luogo di cultura e memoria: mercoledì 7 marzo appuntamento con il libro della giornalista Anna Maria Catano: la ricostruzione fedele della breve esistenza del giovane che si conclude con una morte “scandalosa” e taciuta.
Aveva 18 anni appena ma la mente e il cuore pieni di sogni e ideali. Se n’è andato così il partigiano Franco Passarella, il 25 giugno del ’44. Una storia, la sua, sepolta dal tempo e dall’oblio. A raccontarla la nipote Anna Maria Catano, firma del Corriere della Sera, ospite del Grand Hotel Majestic “già Baglioni”.
L’autrice presenta “Il partigiano Franco” mercoledì 7 marzo, alle ore 18.30, insieme ad Enrico Franco, direttore del Corriere di Bologna, e a Roberto Balzani, docente presso Dipartimento di Storia Culture Civiltà, all’Università di Bologna.
L’unico 5 stelle Lusso dell’Emilia-Romagna si riconferma così luogo di cultura e memoria, fortemente ancorato all’identità di una città sensibile a questi temi, in quanto profondamente legata alla memoria dell’antifascismo.
Se la vita del partigiano Franco, cresciuto a Brescia e ucciso in Val Camonica, è stata crudelmente circoscritta nello spazio e nel tempo, la “vita” de “Il partigiano Franco”, edito da Robin, è appena iniziata, e il libro sta attraversando l’Italia al seguito dell’autrice.
È l’avvincente ricostruzione documentata di un percorso esistenziale – la breve e intensa vita di Franco – che si conclude con un crimine negato. Si definivano “ribelli per amore”, tanto è forte la spinta ideale dei giovani dell’epoca. La storia giunge a Bologna dopo uno decina di incontri nel Nord Italia, le presentazioni al Salone del Libro di Torino, a Bookcity e alla Casa della Memoria di Milano – sempre alla presenza di storici eccellenti, quali Mimmo Franzinelli, massima autorità sul periodo fascista, e Anna Bravo, storica e autrice per Einaudi.
I fatti: Franco Passarella, cresciuto in una famiglia orgogliosamente antifascista, sale in montagna e raggiunge la Resistenza, scelta che lo oppone ad amici e coetanei che numerosi ingrossano le file dell’RSI. La sua esperienza dura appena una settimana. Scampato a un rastrellamento incappa nella “banda di Solato”, quattro partigiani della Val Camonica, noti facinorosi, che forse scambiandolo per una spia lo fucilano e abbandonano il corpo nel bosco. Il silenzio dei testimoni e l’imbarazzo di uno scandalo hanno finora congelato la ricerca della verità, che solamente a settant’anni di distanza è stata pienamente ristabilita. La lapide che erroneamente attribuiva il delitto alla “furia fascista” è stata rimossa, la storia tragica di Franco è stata infine raccontata.
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La Redazione