Il pranzo di Babette

 

Regia : Gabriel Axel

Danimarca 1987

CAST:

Bibi Anderson, Stephane Audran, Jarl Kulle

 

 

In un piccolo paese sul mare, in Danimarca, vivono, da sempre, due sorelle Filippa e Martina , figlie del Decano ormai morto da anni. Un giorno la loro vita viene sconvolta dall’arrivo di una donna dovuta scappare dalla Francia, Babette, inviata lì da un vecchio innamorato di Filippa. Le sorelle decidono di ospitarla per spirito di carità. Dopo molti anni di convivenza serena Babette vince alla lotteria una forte somma che decide di investire per imbandire uno sfarzoso banchetto in onore del centenario della nascita del Decano. Al pranzo vengono invitati gli abitanti dell’austero paesino, al gruppo si unisce anche un Generale, che era stato un pretendente alla mano di Martina.

Al termine del pranzo Babette confessa a Filippa e Martina di aver speso tutta la sua vincita per quel pranzo e comunica loro la sua decisione di rimanere a vivere per sempre in Danimarca.

 

Il film, tratto da un romanzo di Karen Blixen, nonostante sia ambientato in una società severa, non ha nulla della rigidità dei sermoni Protestanti, è anzi lieve e delicato. Aleggia sulle vite di Filippa e Martina una malinconica accettazione delle rinunce ai loro amori, quasi come non fosse stata possibile altra alternativa, per dirla con parole del padre “Le mie figlie sono come la mia mano destra e la mia mano sinistra”. Esse invecchiano serenamente senza rimpianti e tengono vivo il ricordo del genitore con le riunioni dei pochi fedeli rimasti, ormai invecchiati anche loro.

Quando Babette giunge nel loro villaggio la accolgono in casa un po’ per amore di carità e un po’ perché lei si offre di fare da governante senza chiedere compenso: non se ne pentiranno, infatti, laboriosa e discreta in breve tempo si fa benvolere da tutti.

Già dalle prime scene del film compare il vero protagonista: il cibo. Babette impara a cucinare lo stoccafisso e la zuppa di pane e birra, fino a quando non le giunge la notizia di aver vinto diecimila franchi ad una lotteria francese: allora implora le due sorelle di permetterle di preparare un pranzo francese.

Il culmine del film raggiunge i massimi risultati “visivi”. L’atmosfera da grigia e piovosa si anima di colori , e mentre Babette, in una piccola cucina tra pentoloni e padelle prepara le portate del suo pranzo, pare di odorarne gli aromi e di gustare i bouquet dei vini che accompagneranno ogni portata.

I commensali, all’inizio timorosi perché il piacere del palato si sposa male con le loro convinzioni di rettitudine, si accordano di non proferir parola su ciò che mangeranno .

Ma tra un brodo di tartaruga, una tartina di caviale e un bicchiere di Amontillado, sino a giungere al piatto forte della serata , le Caille en sarcophage accompagnate da un Veuve Cliquot del 1860, passano dalla diffidenza, allo stupore, alla gioia. L’estasi del palato pervade la commedia.

Babette, che in Francia era un famoso chef al Cafè Anglais, come afferma il raffinato generale, “ha saputo trasformare un banchetto in una specie di avventura amorosa e la rettitudine e la felicità si sono baciate”.

Commovente la scena finale in cui Babette comunica alle sorelle di aver speso tutti i denari della vincita, e alla obiezione di Martina, lei ribatte che “gli artisti non sono maipoveri quando gli è consentito di dare il meglio di sé “.

Ci piace pensare a questa affermazione rivolta al regista franco-danese che quando diresse l’opera aveva settantacinque anni.E vinse l’oscar come miglior film straniero.

 

 

 

Elide Donnini