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copertina uva da tavola
L’OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ha assegnato a Parigi al volume “l’uva da tavola” della collana Coltura&Cultura il premio “Migliore pubblicazione di viticoltura dell’anno a livello mondiale”. Un riconoscimento deciso all’unanimità che premia l’impegno dell’editrice Bayer CropScience e dei tanti studiosi e professionisti che hanno contribuito alla stesura del monumentale volume di 600 pagine. E’ una pubblicazione che mancava nel parorama editoriale e che segue quella di altri volumi della collana dedicati ad altri prodotti dell’agricoltura come “La vite e il vino”, “Il grano”, “Il pero”, “Il mais”, “Il pesco”, “Il melo”, “Il riso”, “L’ulivo e l’olio” e “Il carciofo”. A differenza dell’uva da vino, l’uva da tavola è una coltivazione “laica” perché consumata ovunque, anche nei paesi islamici -come ha sottolineato il prof.Attilio Scienza- ed è anche simbolo di ricchezza, di gioia e di prosperità. Nella storia dell’agricoltura vanta il primato di essere stata il primo esempio di frutticoltura industriale, realizzato nel nord Europa in serra, con grande perizia e capacità gestionale. Oggi, grazie al progresso scientifico, alla professionalità degli addetti ed agli investimenti nell’innovazione è un fiore all’occhiello della produzione italiana del sud e rappresenta un ruolo sociale indispensabile per l’Italia meridionale. L’uva da tavola è coltivata nelle regioni meridionali, dove trova l’habitat più adatto in alcune aree particolarmente vocate per condizioni pedoclimatiche e per la presenza di manodopera specializzata, nonché di operatori commerciali di consolidata esperienza, svolgendo un ruolo fondamentale in termini sia economici sia sociali. La concentrazione territoriale della coltura è evidente, se si considera che dei circa 67.000 ettari registrati in Italia nel 2008, il 93% si trova in tre sole regioni: Puglia, Sicilia e Basilicata, con la prima che copre il 66% dell’intera superficie vitata nazionale.In questo come in tutte le altre pubblicazioni – come spiega nell’introduzione il curatore dell’intera collana Renzo Angelini – sono stati affrontati i diversi aspetti, da quelli strettamente agronomici a quelli del paesaggio fino alle varie forme di utilizzazione artigianale e al mercato nazionale e mondiale. I valori sociali, culturali e tecnologici delle produzioni viticole italiane devono essere trasmessi meglio al consumatore per poter confermare la sua fiducia, quindi è più che mai essenziale documentare tutti gli sviluppi raggiunti dalla viticoltura ecocompatibile moderna”.
(Vedasi su questa stessa sezione la recensione in tiguidoinlibreria)

La Redazione