20190619 092146Un libro celebra il distillato che venne dall'Oriente e i 145 della Pallini

Distillato popolarissimo in Italia, "correzione" del caffè, ingrediente di dolci e oggi impiegato con successo in mixologia, il Mistrà è diventato protagonista di un libro edito dalla Pallini, l'azienda liquoristica che con la sua etichetta principe ha voluto celebrare i 145 anni dalla nascita dell’azienda. Alla presentazione romana del volume "Il Mistrà: storia di un sapore antico”, a cura di Valerio Bigano e di Fulvio Piccinino, la presidente del brand, Micaela Pallini,  ha spiegato come la storia del liquore, prodotto di punta dell'azienda, si intrecci con quella della sua famiglia e come la pubblicazione rivesta un significato speciale a partire dal 1875.

Nell'emporio aperto da Nicola Pallini ad Antrodoco (RI) si vendevano già,  tra cereali, sementi,attrazzi agricoli e stoffe, le bottiglie di quel “tonico” dal sapore intenso estratto dall’anice verde del Mediterraneo e dall'anice stellato. In piccole quantità era usato in medicina e in cucina e presente nei manuali di erboristeria e nei ricettari in cui si insegnava a produrlo in modo casalingo con il fai-da-te. 

La sua capacità di assecondare nel tempo i gusti dei consumatori ha consegnato al Mistrà Pallini la leadership di mercato tra i liquori secchi a base di anice, aprendo la strada ad altri prodotti come il 20190617 195036Limoncello, la Sambuca e gli sciroppi alla frutta. "Il traguardo che celebriamo - ha detto Michela Pallini- ci riempie di orgoglio e ci spinge a moltiplicare l’impegno per trasmettere alle nuove generazioni i sapori della tradizione italiana”. 

Il sapore secco e l'aroma forte del Mistrà hanno conquistato tutti. Ma è affascinante conoscerne il viaggio, secoli fa, dall'Oriente dove l'uso di distillati e bevande a base di anice, come l'ouzo o il raki,  è stato sempre diffusissimo. Fu Venezia, tra il XIII e il XVI secolo, nel periodo della sua massima espansione su tutto il Mar Egeo, a introdurre l'aromatico liquore nel Nord Italia. Sarebbe stata, in quei secoli lontani, la città Misithra nel Peloponneso il centro di produzione più importante e successivamente il suo nome divenne quello del liquore: Mistrà.

La città lagunare allora era il centro dei commerci con un’importante tradizione legata a quello delle spezie, dell'infusione e dell’erboristeria, ed esisteva  un’altissima concentrazione di farmacie. Infatti proprio qui, e per lungo tempo, resistette l’esclusiva della fabbricazione delle triache (nell'antica arte alchimistica, medicamenti ritenuti un efficace antidoto contro ogni veleno) preparate con solenni rituali. Dopo gli anni '50 il consumo e la sua produzione si estesero in Abruzzo e nel Sud Italia. Come altre specialità liquoristiche basate su questa spezia, anche il Mistrà aveva le sue declinazioni di gusto, seppur minime. Queste variavano per l’aggiunta del finocchio, dell’anice verde, della scorza e polpa di agrumi e talvolta alla presenza di coriandolo. 

Secondo la legislazione europea attuale, le bevande spiritose all’anice, di cui il Mistrà fa parte, sono prodotte per distillazione o aromatizzazione di una base alcolica, ottenute esclusivamente con principi naturali il cui risultato non può essere dolcificato.“Questo libro - ha aggiunto Micaela Pallini- mi tocca da vicino. È stato proprio bevendo un caffè corretto al Mistrà, molti anni fa in un bar universitario, che le mie prospettive lavorative hanno virato in direzione del ruolo che attualmente rivesto. Ringrazio quindi gli autori del libro: Fulvio Piccinino, appassionato ricercatore e Valerio Bigano. E ringrazio di cuore mio padre, i miei predecessori, familiari, dipendenti, fornitori e clienti: insieme abbiamo costruito un’azienda capace di affrontare le sfide del tempo che cambia, cogliendone le opportunità offerte dal mercato".

www.pallini.com

Mariella Morosi