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C’è una zona di stagni presso Oristano, in Sardegna, dove la tipicità della natura è strettamente legata alla solidarietà e alla bontà di chi ci vive.
Non è una storia di Natale, questa, ma la realtà che vivono le Suore del Sacro Cuore Evaristiane, una quindicina in tutto.
“Ora et labora”, diceva S.Benedetto. E le suore dell’ordine fondato da Padre Evaristo Madeddu, nel 1939, si rimboccarono le maniche per trarre da una terra umida e avara il sostentamento e gli aiuti per i bisognosi e i ragazzi down.
Padre Evaristo Madeddu.Mandas 1926.
La terra di Putzu Idu non dava grano e le suore,con l’energica superiora, piantarono vigne e fecero vino biologico.
E qui si inserisce un’altra storia nella storia: un alpino capitò nella cantina, piccola e fatiscente e chiese aiuto ai commilitoni. Questi corsero giù dai monti a costruire, recuperare, imbiancare. Ancora oggi “le penne nere” si recano a dare una mano, coi confratelli laici e i volontari, per aiutare e istruire i ragazzi in difficoltà.
Nei vigneti, zona archeologica, hanno scoperto un altare nuragico, ora al Museo di Oristano. In tanti vanno a visitare i poderi: ci sono nuraghi e tombe etrusche,le Domus de Janas. Tra preziose archeologie e bellezze naturali della Penisola del Sinis, un itinerario non può non comprendere il monastero Evaristiano, in una terra difficile, palustre, invasa dagli stagni (Cabras), poco popolata fin dal Medioevo.
Si deve tuttavia alle bonifiche del primo ’900 il recupero di aree coltivabili. Acqua, vento e malaria hanno scacciato gli uomini ma salvato una zona di valore naturalistico. Canneti, salicornie, tamerici e arbusti proteggono la nidificazione di fenicotteri rosa e altri uccelli e gli stagni sono ricchi di anguille e pesci, alla base, insieme alle lumache, dei piatti di tradizione.
I reperti millenari del Museo di Cabras narrano la storia dei 2 principali siti archeologici: Cuccuru Is Araius, dove c’è un villaggio prenuragico e Tharros, con l’ipogeo affrescato di S.Salvatore, dove si celebrava il culto pagano dell’acqua.
Di fronte alla penisola del Sinis, dalle bianche spiagge di quarzo e le falesie, c’è l’Isola del Mal di Ventre. Il nome deriverebbe da “male vento” il maestrale che piega l’aglio selvatico e ricama le rocce di granito.
Le suorine vignaiole sanno suggerire vari itinerari in una Sardegna inedita:dagli stagni Pauli’ E Sali e Mari Ermi alla Laguna Mistras a S.Vero Milis.
(Mariella Morosi)