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I RIFUGI DEL GUSTO PROLUNGANO L’ALTA STAGIONE
Ogni stagione, a dispetto dei luoghi comuni, è ideale per andare in montagna. E se l’estate sta finendo l’alta quota non perde il suo fascino. Questa è la sfida de “I Rifugi del Gusto”, l’iniziativa promossa da Assessorato all’agricoltura, foreste, turismo e promozione della Provincia di Trento, Associazione Gestori Rifugi del Trentino, Sat, Accademia della Montagna, Trentino Marketing con la partnership di Cavit, che abbina l’ospitalità in alta quota all’enogastronomia declinata secondo i sapori della tradizione trentina.
Sono 41 i rifugi coinvolti, con la copertura dell’intero arco alpino provinciale, che prolungheranno l’apertura fino al 2 ottobre. «I rifugi del Trentino, assieme a quelli dell’Alto Adige, rappresentano oltre la metà del totale nazionale – sottolinea Egidio Bonapace, presidente dell’Accademia della Montagna del Trentino – e si pongono quindi come un valore sociale e culturale assai forte.La montagna in autunno può considerarsi ancora alta stagione. I colori e l’atmosfera più rarefatta fanno sembrare le montagne più vicine e i contorni ancora più definiti. Naturalmente c’è anche meno confusione rispetto ai mesi estivi e quindi il gestore può intrattenersi con maggiore disponibilità assieme agli ospiti di giornata. I nostri vicini di casa dell’Alto Adige già da alcuni anni hanno sperimentato con successo il prolungamento dell’apertura fino alla metà di ottobre. L’iniziativa “I Rifugi del Gusto” va perfettamente in questa direzione e l’aumento delle adesioni dai 14 rifugi del 2010 ai 41 di quest’anno, lascia intendere che nel giro di pochi anni ci possa essere anche un ritorno economico soddisfacente”.
I rifugi sono delle vere e proprie sentinelle del territorio, posti strategicamente sul crocevia delle principali vie alpinistiche oppure ai piedi di spettacolari cime. Niente più della vista del rifugio ristora il turista al termine di una giornata di cammino, tra cambi di vegetazione e un’aria sempre più rarefatta. «Il rifugio nasce come struttura di accoglienza in cui si respira cultura di montagna e non deve snaturarsi – prosegue Bonapace – per trasformarsi in albergo. Ogni rifugio ha una sua specificità e fondamentale è il ruolo del gestore, che dà l’impronta al rifugio. L’accoglienza e il patrimonio di esperienza messo a disposizione di escursionisti e alpinisti fanno la differenza».
Negli ultimi vent’anni il rifugista ha potuto toccare con mano il cambiamento della clientela di passaggio, sempre più formata da escursionisti piuttosto che da alpinisti. Da qui l’esigenza di potenziare i servizi: dall’ospitalità notturna alla cucina, che offre piatti più elaborati rispetto a quelli della tradizione di montagna. Il tutto senza perdere di vista le peculiarità del rifugio, struttura che si pone al servizio dell’amante della montagna e dell’ambiente circostante, di cui amplifica la bellezza.
•Rifugio F.F. Tuckett Dolomiti di Brenta – foto D. Lira
•Rifugio Roda di Vael – Val di Fassa – foto C. Baroni
Silvia Donnini