SI CELEBRA L’IMPERATORE ADRIANO NELLA MOSTRA ’”ARCHEOLOGIA IMMAGINARIA” DI PAOLA CREMA ALLESTITA A ROMA NEL MAUSOLEO DI CECILIA METELLA

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Arte e vino: dai tempi antichissimi i temi della vigna, grappoli e foglie,  sono presenti nelle rappresentazioni artistiche come simbolo di prosperità. Anche oggi il binomio è presente nel  mondo enologico: grandi artisti pongono le loro installazioni nei vigneti e archistar –da Renzo Piano ad Arnaldo Pomodoro- progettano cantine.

A Roma,  la mostra di sculture di Paola Crema, “Archeologia Immaginaria”, allestita all’interno del Mausoleo di Cecilia Metella, sull’Appia Antica, ha celebrato con un vino "della solidarietà" la figura dell’imperatore Adriano in occasione dei 1900 anni dalla sua elezione ( 117 d.C.- 2017).

Era  un imperatore illuminato che amava l’arte e che abbiamo imparato a conoscere più di quanto racconti la storia nel libro di Marguerire Yourcenar “Memorie di Adriano”. Arte, letteratura e vino prodotto in Sicilia in un terreno strappato alla mafia sono stati i temi al centro dell’iniziativa curata dal Centro Internazionale Antinoo per l’Arte in collaborazione con la direzione del Parco Archeologico dell’Appia Antica.

Un’occasione unica per esplorare i segreti dell’arte antica a confronto di quella contemporanea di Paola Crema e insieme conoscere una realtà vitivinicola etnea che per una volta ha consentito di far prevalere il bene e la legalità sul male dei fenomeni malavitosi. Non è stato casuale il racconto di una bella storia che fa onore alla Sicilia, perché dall’isola partivano le spedizioni romane per le conquiste africane e mediorientali.

Nel nome di Adriano è stata esposta anche la raccolta del libro della Yourcenar, scomparsa trenta anni fa, tradotto in tutte le lingue e in tutte le edizione. L’evento è stato un esempio di come il linguaggio delle arti possa unire un glorioso passato alle suggestioni dell’arte contemporanea, realizzata con sensibilità e rigore scientifico. Lo dimostrano le grandi installazioni in fusione di metalli di Paola Crema dai temi leggendari come le Erme o il Minotauro, riproposte con la passione di un archeologo. Ne risulta un gioco che unisce le sue opere a quelle romane esposte al museo di Cecilia Metella in un apparente insieme in cui tutte sembrano reperti emersi da un “continente perduto”. C’è  il suo gigantesco toro furente in bronzo, ma lo stesso animale emerge da un bassorilievo romano di marmo, mentre imponenti figure diventano alberi come la bella Dafne nella statua del Bernini. 

La cultura dell’antico e l’amore per il mondo classico hanno portato l’artista a dar forma a sculture modellate con un percorso concettuale guidato dai suoi ritrovamenti archeologici virtuali. C’è anche un gioco intrigante di immagini fotografiche che li simulano e che restano opere uniche perché il set fotografico viene distrutto subito dopo lo scatto. Opere di Paola Crema in bronzo di grandi dimensioni sono esposte al Museo Archeologico di Firenze, al Museo del Corso a Roma , a Villa Adriana a Tivoli e numerose prestigiose sedi romane tra le quali il Tempio di Adriano, la Casina delle Civette, la Centrale Monte Martini.

 

L’artista ha anche  rappresentato l’Italia nella Mostra del passaggio del millennio ad Atene al Museo Lalaounis. Dalle 20180109 105351caratteristiche uniche e di materiali metallici da originali fusioni sono anche i suoi monili e gli ornamenti del corpo con inclusioni di argenti e ori, madreperle, coralli, perle e cristalli di rocca, vere e proprie piccole sculture da indossare. Alcune sono rimaste al Museo degli Argenti a Palazzo Pitti dopo una grande mostra durata un anno.

Il vino siciliano che ha accompagnato la celebrazione è l’“Etna Rosso doc Hadrianus". Il nome in etichetta ricorda  le frequentazioni dell’imperatore Adriano in Sicilia e l’espansione romana che favorì lo sviluppo della viticoltura isolana. “Così il vino ci inizia ai misteri vulcanici del suolo”, diceva l’imperatore nel libro della Yourcenar. Ma soprattutto alla mostra ha raccontato una storia che va molto al di là di una vicenda di cronaca. Il vigneto sulle pendici del vulcano,  strappato alla mafia,  viene coltivato da giovani svantaggiati all’interno della comunità che trovano nel lavoro un’occasione di riscatto.

Riccardo Tomasello, il titolare dell’azienda “Natura Divina” che conduce questo progetto di agricoltura sociale ha raccontato i particolari di una bella storia di amicizia e di inclusione sociale.  "Credo nell’impegno dei giovani in agricoltura – ha detto-  e questa è la linfa vitale di un rinnovato benessere economico e sociale”.

Il vitigno alla base del vino è nerello mascalese, autoctono dell’isola e coltivato all’antica, ad alberello, con il massimo rispetto dell’ambiente. Le moderne pratiche di vinificazione in cantina fanno poi sì che il vino sia elegante e di grande struttura.

Un esempio - questo - nato dall’impegno dell’Arcidiocesi di Catania e dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero, che dimostra come cresca l’attenzione contro fenomeni malavitosi che tolgono i terreni ai contadini dopo averli taglieggiati. E' fortunatamente in aumento la sensibilizzazione della società civile contro chi condiziona il mercato agroalimentare stabilendo illegalmente i prezzi dei raccolti,  gestendo i trasporti e imponendo regole inique ad intere catene della distribuzione.

Mariella Morosi