La cucina abruzzese è strettamente legata al suo territorio e alla cadenza delle stagioni. Tradizioni radicate basate su risorse generalmente povere, di mare e di terra, che è possibile ritrovare in un ristorante di Roma in tutta la loro autenticità, per nulla offuscate dalle regole di una moderna ed efficiente gestione. Parliamo del Consolato d’Abruzzo che da un quarto di secolo propone i piatti della tradizione con ingredienti rigorosamente regionali senza cedere alle sirene di mode e tendenze che negli ultimi anni non hanno risparmiato il mondo dei fornelli. Perchè ”Consolato“? Quasi una mission per sottolineare l’importanza il ruolo culturale del cibo d’Abruzzo e garantirne la genuinità a centinaia di km di distanza. Gennaro Del Papa, lo chef chietino qui da un quarto di secolo, vi si dedica con passione, insieme ai proprietari, preparando piatti della tradizione pastorale e di mare con ingredienti scelti personalmente da fornitori fidati. Soprattutto bisogna ascoltarlo mentre illustra la storia di ogni piatto, che ha dietro una storia minore a rischio di memoria. L’antipasto «del console» viene servito subito, appena l’ospite si siede: un cestino di vimini colmo di salami e di salsicce secche assortite, prosciutto di Pratomagno tagliato a coltello, scamorze e mozzarelle, fagottini di melanzane, zucchine marinate con aceto di mele e menta e ciotole colme di fagioli con le codiche, tanto densa che ci sta in piedi il cucchiaio. Questo tanto per rilassarsi e partire con le scelte ragionate dei primi e dei secondi, consigliati con competenza, evitando così di aggredire il cestino del pane per placare la fame, come capita quando tarda il cameriere. Qui non accade: si è accolti subito come amici e inevitabilmente si diventa tali. Il ristorante non è in una zona centrale nè di passaggio, e la sua fama si è consolidata proprio con il tam tam di chi l’ha provato. Le scelte offerte del menu, un autentico itinerario gastronomico, sono ampie: cavatelli al cinghiale, fettuccine ai porcini (ma di questi tempi c’è anche un’inebriante tartufo bianco), pasta alla chitarra con sugo di castrato,crespelle al ragu in bianco, tonnarelli alla norcina e polenta, quella macinata a pietra. Tra i secondi c’è da scegliere tra i tradizionali arrosticini, maialino arrosto, agnello cacio e ova, cotto al forno ricoperto da una salsa a base di uova e formaggio, e carni cotte sulla grande griglia a vista. Ma Gennaro è ben felice di preparare a richiesta le specialità della memoria, come le treccinelle,gli intestini di agnello da latte intrecciati, o il brodetto alla Vastese con i pesci di paranza nel cui liquido rimasto vengono fatti cuocere degli spaghettini sottili, perchò nulla avanzi. Non si può concludere un pasto senza un assaggio della selezione di pecorini, a cominciare da quello pregiato di Farindola. Qui non si mangia in fretta, non si rispettano diete: il rito va consumato fino in fondo con i dolci, ovviamente tipici e fatti in casa, come le neole o ferratelle con marmellata d’uva e i bocconotti ripieni di cioccolato. Sono quasi esclusivamente buone etichette di Montepulciano d’Abruzzo, di Trebbiano e Cerasuolo quelle consigliate ad accompagnare armonicamente il pasto -sono i cibi del territorio a richiederle- ma non mancano grandi toscani e friulani perfetti con i sapori intensi. E’ un locale spazioso, dove per tagliare una bistecca non si dà una gomitata al vicino, in cui rilassarsi godendo di sapori e profumi. Accettabilissimo il conto: sui 35 euro, e più che corretto il ricarico applicato sulla lista dei vini..
Piazza Elio Callistio 15 Roma- tel.06 8620880

Mariella Morosi