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- Categoria: Gastronomia
Era tradizione antichissima scambiarsi le uova come segno benaugurale, molto prima del Cristianesimo. Simbolo della vita che si rinnova, l’uovo veniva donato un tempo quando la Pasqua coincideva con i riti primaverili per la fecondità: fra i tanti i Persiani, già 3000 anni fa consideravano l’uovo di gallina un simbolo della natura ben augurale; da numerosi testi pare che gli Egizi erano soliti donare uova dipinte ad amici e parenti come augurio di rinascita. Così i Romani, mentre dalla Cina si diffondeva l’idea che le origini della Terra andavano fatte risalire ad un uovo gigante. Secondo la tradizione cristiana le uova sono il simbolo della Resurrezione di Cristo. Narra la leggenda che Maria Maddalena, di ritorno dal Santo Sepolcro vuoto, raccontò il miracolo ai discepoli, ma prima si imbatté in Pietro che non le credette schernendola: “Ti crederò solo se le uova che porti nel cestello si coloreranno di rosso“. Le uova assunsero un colore rossastro. Ancora oggi è usanza (se si è fortunati nel trovarla, l’usanza) a fine della Messa pasquale, donare ai fedeli uova dipinte di rosso in nome del sangue versato da Gesù. Dal Medioevo la tradizione aggiunge che uova sode dipinte a mano vengano servite a pranzo (e donate alla servitù). Persino il famoso maestro orafo, Peter Carl Fabergé, diede la sua fama alle uova: nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per creare un dono speciale alla zarina Maria. Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco in cui si trovava all’interno un uovo d’oro che a sua volta conteneva un pulcino d’oro ed una miniatura della corona imperiale.
Molto contrastanti, invece, le origini dell’uovo di cioccolato: alcuni testi danno la paternità a Luigi XIV, altri sostengono che l’usanza provenga dalle Americhe poiché il cacao è una pianta originaria del sudamerica. In ogni caso, i primi italiani a creare e gustare la delizia furono i piemontesi, i cugini di confine dei francesi, e dal 1800 a Torino si cominciarono a produrre uova di cioccolata. Moltissime oggi le lavorazioni artigianli ed industriali del prodotto tipico pasquale. Mastri pasticceri e laboratori in tutta Italia si contendono questa delizia creando delle vere e proprie opere d’arte.
Stesso discorso per le uova di gallina che nel giorno della festa cristiana è tradizionalmente presente sulle tavole degli italiani. Tantissime le piccole varianti, come ad esempio in Friuli Venezia Giulia dove si beve a digiuno un bicchiere di acqua santa, ma subito si mangiano due uova sode e una focaccia innaffiata col vino bianco.
Pasqua a Vilnius
La Pasqua lituana è molto simile a quella italiana, il simbolo dell’uovo è impiegato in entrambe le culture mantenendo lo stesso significato e in Lituania è concepito come vero e proprio oggetto artistico: pittori professionisti dipingono le uova creando dei fini capolavori per esporle. Fra i paesi europei la Lituania è uno stato relativamente giovane ma dalle profondissime radici storiche. Ha celebrato nel 2009 il millenario di vita del suo nome, la cui origine risale ad una fonte molto antica: la cronaca di Quedlinburgo, del 1009.
Combattimenti delle uova, gare d’abilita’ nel dipingerle, danze, feste e concerti saranno le maggiori proposte . Per il lunedì di Pasqua un percorso alternativo ma molto apprezzato è la visita a Rumsiskes, sede di uno tra i maggiori musei all’aria aperta del Paese, facilmente accessibile per la vicinanza a Vilnius. Sarà possibile consumare il pranzo all’interno del museo ed oltre a gustare le prelibatezze della cucina tipica, vedere le esposizioni delle uova dipinte a mano dagli artisti locali. L’evento è prenotabile via email (
In onore della festivita’ tre tra i migliori hotel di Vilnius offrono pacchetti promozionali per una vacanza economica, il Rinno’ hotel– singolare per l’esposizione degli artisti lituani piu’ celebri –, il Panorama Hotel ed il romantico Grotus Hotel (a partire da 35 euro il pernottamento). Per maggiori informazioni : Ente Nazionale per il Turismo Lituano www.turismolituano.it
In Carinzia, splendida regione dell’Austria ai confini con l’italia, invece, senza benedizione del cibo la tradizione vuole che non ci sia il pranzo di Pasqua. Il tradizionale desco carinziano prevede uova sode colorate, rafano, prosciutto, würstel e un “Kärntner Reindling“ fatto in casa (un delizioso dolce con farina, zenzero, uvetta e noci). Il Sabato Santo oppure la Domenica di Pasqua le vivande vengono benedette durante la messa prima di essere consumate. Questa usanza è nota dal VII secolo e ricorda l‘agnello che in epoca paleocristiana veniva ucciso, sacrificato sull‘altare e poi mangiato insieme. Caratteristico intrattenimento è l‘“Eierpecken“: si batte reciprocamente sulle uova pasquali colorate. Colui che con il proprio uovo rompe il guscio di quello dell’avversario vince l‘uovo del perdente.
Per un soggiorno prolungato e conoscere le maggiori attrattive della regione è sempre consigliabile consultare l’Ente turismo locale: www.kaernten.at.
Anche in Polonia le tradizioni non si discostano molto dal resto del mondo cristiano. L’usanza di decorare le uova pare sia stata portata in Polonia dalla Normandia da alcuni monaci nell’800. Secondo la tradizione il sabato santo è il giorno di veglia e di adorazione e in Polonia si continua il digiuno. La mattina si prepara un cestino per farlo benedire. Il cestino contiene ovviamente cibo e uova colorate. Dal 29 marzo al 5 aprile si svolgerà a Cracovia il Festival Misteria Paschalia, nell’atmosfera di preparazione alla Pasqua, con musicisti, gruppi e direttori d’orchestra di fama internazionale (Mark Minkowski, Giovanni Antonini e Fabio Biondi). Per approfondire gli aspetti caratteristici di questo interessante Paese, molto vicino al nostro e di chiara impronta cattolica, è consigliabile, oltre che contattare gli enti turistici locali, sfogliare le interessanti guide redatte da Roberto Polce, giornalista, scrittore ed esperto conoscitore del Paese e della sua cultura (vedi articolo in tiguido in libreria).
Silvia Donnini